Nel “manifesto di Ventotene” invocato dalla Schlein c’è una brutta Europa: illiberale, laica e burocrate

Tra le tante sciocchezze che ha detto la nuova e contestata leader, anche all’interno del Pd, Elly Schlein, ha affermato una sacrosanta verità: “L’Europa che ha in testa la Meloni è un’Europa dei veti nazionali… Noi del Pd siamo qui per recuperare un’altra idea di Europa… Ciò che è stato scritto qui ancora non si è realizzato. “E meno male, perché ecco quello che si sarebbe realizzato secondo il “Manifesto di Ventotene: la dittatura illiberale ed antidemocratica del proletariato ed un governo mondialista senza patrie e Stati Nazionali.

Attaccando spudoratamente la Destra e raccogliendo persino le prese per i fondelli di Wanda Marra che scrive su “Il fatto Quotidiano”: “Si chiama “Ultima spiaggia” la libreria di Ventotene dove oggi Elly Schlein inaugurerà la sede del nuovo Circolo del PD. Ogni riferimento al lido di Capalbio, storico ritrovo dell’intellighenzia di sinistra, magari è puramente casuale. In effetti, però, il cenacolo è ritrovo abituale di un certo “fighettissimo” di sinistra”. E poi si becca le critiche del quotidiano “L’Identità” dell’ex Pd Tommaso Cerno, il quale si lamenta che i vertici della sinistra non sono capaci: “di costruire un’alternativa sociale che prenda spunto dai problemi di oggi e non da quelli del secolo scorso, capaci di ancorare i suoi piedoni tremanti nel fango dei nostri giorni anziché chiudersi in una biblioteca a studiare, fra l’altro in maniera farraginosa e spesso antistorica, la storia di questo paese”. Ma non basta perché nella stessa pagina, lo stesso giorno, Adolfo Spezzaferro ritorna sul tema per dire che lo sbarco di Elly è stato fatto solo per sottolineare che “l’Europa della Schlein non è quella della premier Giorgia Meloni. Per marcare una “fondamentale” distanza ideale e politica la segreteria del PD è venuta a Ventotene, isola del “confino politico” del Ventennio… La leader dem continua a opporsi alla maggioranza di centrodestra facendo riferimento al Ventennio. Come se questa maggioranza avesse in qualche modo a che fare con quell’epoca. Una scelta, quella dell’antifascismo in assenza di fascismo, che unita alla virata a sinistra del Pd finora – voti alla mano – non è rivelata vincente”.

L’iniziativa della giovanotta, infatti, si inserisce in tutte quelle manifestazioni che tentano di far passare sempre più l’idea che il “manifesto” sia la base, l’atto di battesimo della causa europeista. Più importante e meglio “disegnato” delle fondamenta volute dai veri ed autentici padri dell’Europa: Alcide De Gasperi, in odore di santità, Konrad Adenauer e Robert Schuman, per il quale proprio Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione per le cause dei santi a promulgare il decreto per riconoscerne le virtù eroiche di servo di Dio.

In realtà le istituzioni europee erano nate con tutt’altra ispirazione di quella del “Manifesto” per principale impulso dei tre statisti, tutti e tre cattolici, i quali avevano preso le mosse dalle comuni radici cristiane dell’Europa ed avevano assunto come riferimento simbolico il Sacro Romano Impero (attualmente il massimo riconoscimento europeo è proprio e non a caso il premio intitolato a Carlo Magno) e pochi sanno che le stelle che circondano il vessillo europeo sono le stelle che ornano il capo delle Vergine Maria.

Il filone “laico” era già allora presente, ma  aveva i suoi antesignani nel francese Jean Monnet e nel belga Paul-Henri Spaak e non certo negli autori del Manifesto di Ventotene e nella loro Unione dei Federalisti Europei.

Ora ci si dovrebbe chiedere perché si insiste tanto su tale manifesto e perché si rende omaggio alla tomba di Altiero Spinelli, sepolto a Ventotene? Ciò è evidente. Perché la cultura e quindi il progetto politico attuale dell’Europa, sono del tutto subalterni proprio a quei circoli politico-culturali, eredi del mondo da cui provenivano gli autori del Manifesto di Ventotene.

C’è dunque un obbiettivo ideologico e ci sono poi gli aspetti simbolici per celebrare col massimo risalto possibile il “Manifesto di Ventotene”.

Scritto nel 1941 da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colosini ed altri, infatti è molto celebrato dalla cultura di sinistra italiana, ma in effetti largamente ignoto altrove. In pratica si sta facendo passare quel Manifesto come se fosse davvero la pietra angolare delle istituzioni europee e si parla dei suoi autori come se fossero davvero i padri dell’Europa.

La verità è che, redatto da intellettuali di sinistra, futuri co-fondatori del laicista Partito d’Azione, il documento è un vessillo di quell’idea d’Europa molto laicista, e molto statalista, che in effetti all’inizio del processo di unificazione ebbe ben poco peso e che prevalse più tardi, solo dagli anni ’80 del secolo scorso, fino a condurre l’attuale Unione Europea nella situazione in cui si trova adesso.

In effetti lEuropa di Spinelli e compagni è oligarchica e mondialista, vuole superare le differenze nazionali e non è pensata come il coronamento di un’unità di popoli europei, basata sui loro caratteri comuni (etnici, culturali, religiosi), ma come l’embrione di una futura aggregazione di livello mondiale, che elimini definitivamente dalla faccia della Terra ogni confine, ogni differenza culturale e che riunisca tutti i popoli del mondo. Insomma l’Europa del Manifesto è solo un primo passo di una struttura che dovrebbe preludere ad un internazionalismo indifferenziato ed uniforme con un governo globale mondialista.

E’ la visione, per essere ancora più chiaro, di un insieme di tutti i popoli che costituiscono l’umanità, di cui la federazione europea dovrebbe essere il primo passo in attesa che diventi possibile l’unità politica dell’intero globo. Risulta chiaro pertanto l’impostazione antinazionale di tutto il progetto.

Basta leggere bene tutto il documento. Nella prima parte del Manifesto si sostiene che gli Stati nazionali sono stati uno strumento utile a ridurre il potere reazionario del Vaticano, ma poi sono diventati gli artefici di nazionalismi e totalitarismi; sono stati una tappa, che è da superare, in vista di una sempre più grande aggregazione statale, prima europea e poi mondiale.

Nessun riferimento alla comune identità europea, alla cultura, alle tradizioni, alla religione che hanno costituito la storia del continente europeo è rilevabile all’interno del freddo e burocratico manifesto spinelliano. Ancora, considerata la religione come fattore di oscurantismo, con la fratellanza universale (la eco di un’ispirazione massonica è facilmente identificabile) che ignora le differenze tra i popoli, il Manifesto di Ventotene ha, inoltre, un sapore oligarchico: Spinelli critica il processo democratico e la sovranità popolare e chiarisce che deve essere una minoranza “veramente rivoluzionaria” a guidare il processo di integrazione europea.

In pratica Altiero Spinelli avrebbe voluto alla guida della futura Unione Europea un organismo indipendente, senza legittimità democratica, non eletto, competente (i “migliori” di oggi), in una parola, un organismo tecnocratico… Sembra quasi (ahimé) l’attuale Commissione Europea. Mi chiedo, se molti di coloro che parlano spesso del Manifesto di Ventotene lo abbiano mai letto nella sua integralità e se non sia il caso di aprire finalmente, al di là di ogni pregiudizio di parte ed ideologico, una riflessione seria ed approfondita.

Di fronte a questa vera e propria ideologia antidemocratica, oligarchica, tecnocratica e persino dittatoriale, c’è la concezione cristiana dell’Europa, quella della Meloni, quella di chi scrive, come si può rilevare agevolmente di seguito.

Papa Francesco ai Capi di Stato e di governo dell’Unione europea il 24 marzo 2017 disse: “L’anima dell’Europa rimane unita, perché, oltre alle sue origini comuni, vive gli identici valori cristiani e umani, come quelli della dignità della persona umana, del profondo sentimento della giustizia e della libertà, della laboriosità, dello spirito di iniziativa, dell’amore alla famiglia, del rispetto della vita, della tolleranza, del desiderio di cooperazione e di pace, che sono note che la caratterizzano’.

Papa Francesco, facendo riferimento non già a Ventotene, bensì ai firmatari dei Trattati del 1957, e guardando in prospettiva, ha indicato “i pilastri sui quali essi hanno inteso edificare la Comunità economica europea e che ho già ricordati: la centralità dell’uomo, una solidarietà fattiva… L’Europa ritrova speranza quando l’uomo è il centro e il cuore delle sue istituzioni. Ritengo che ciò implichi l’ascolto attento e fiducioso delle istanze che provengono tanto dai singoli, quanto dalla società e dai popoli che compongono l’Unione”.

Quanto al rispetto della volontà dei popoli, il Pontefice aggiunge che “Purtroppo, si ha spesso la sensazione che sia in atto uno “scollamento affettivo” fra i cittadini e le Istituzioni europee, sovente percepite lontane e non attente alle diverse sensibilità che costituiscono l’Unione. Affermare la centralità dell’uomo significa anche ritrovare lo spirito di famiglia(…). È opportuno tenere presente che l’Europa è una famiglia di popoli e – come in ogni buona famiglia – ci sono suscettibilità differenti, ma tutti possono crescere nella misura in cui si è uniti. Oggi l’Unione Europea ha bisogno di riscoprire il senso di essere anzitutto “comunità” di persone e di popoli.

Altro che dittatura del partito rivoluzionario, come suggerisce il Manifesto di Ventotene!

In conclusione, per un osservatore in buona fede dovrebbe apparire chiaro che ci troviamo dinanzi a due visioni, due idee di Europa, tutte legittime naturalmente, ma contrapposte ed inconciliabili perché nel documento di Ventotene, come in genere in quel tipo di orientamento culturale ed ideologico, non viene riconosciuto spazio alcuno all’autonomia della persona, alla società civile, insomma al principio di sussidiarietà.

Come tutte le leggende, anche quella dell’UE ha i suoi miti. Uno dei più significativi e falsi è il “Manifesto di Ventotene”; ma la semplice lettura di quel documento dovrebbe indurre i suoi apologeti ad avere un po’ di pudore nell’esaltarlo, visto che in quel Manifesto vi è la radice ideologica di istituzioni comunitarie lontane dai popoli ed oggi arroccate in burocrazie, che guardano alla democrazia come a un pericolo, che ritengono l’unificazione europea non l’esito di un percorso di federazione fra popoli e nazioni, nel rispetto delle specificità di ciascuna, ma l’imposizione dall’alto di regole comuni. Ora questa leggenda, con i suoi falsi miti, mostra i suoi limiti nel confronto con la realtà attuale.

L’alternativa vera oggi non è fra europeismo e nazionalismo (o sovranismo), ma fra “Ventotene” e Magistero della Chiesa quanto al rispetto delle identità e della volontà dei popoli, alla consapevolezza di una storia e di un destino comune. Ed il nostro Primo Ministro, prima donna di destra al governo italiano e leader di tutti i conservatori europei sta dalla parte giusta, cioè dell’Europa delle radici cristiane.